5 maggio 2010

ODE AL CANE

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- ODE AL CANE-  Pablo Neruda

Il cane mi domanda
e non rispondo.
Salta, corre pei campi e mi domanda senza parlare.
I suoi occhi sono due richieste umide,
due fiamme liquide che interrogano
e io non rispondo, non rispondo perché non so,
e niente posso dire.

In mezzo ai campi andiamo uomo e cane.
Brillano le foglie come se qualcuno le avesse baciate a una a una,
sorgono dal suolo tutte le arance a collocare piccoli planetari
su alberi rotondi come la notte.
E noi, uomo e cane, andiamo a fiutare il mondo, a scuotere il trifoglio,
nella campagna cilena, fra le limpide dita di settembre.
Il cane si ferma, insegue le api, salta l'acqua trepida,
ascolta lontanissimi latrati, orina sopra un sasso,
e mi porta la punta del suo muso, a me, come un regalo. Tenera impertinenza per palesare affetto!

E fu a quel punto che mi chiese, con gli occhi,perché e' giorno, perché verrà la notte, perchè la primavera non portò nella sua cesta niente per i cani randagi, tranne inutili fiori, fiori, fiori e ancora fiori.

Questo mi chiede il cane, e non rispondo.
Andiamo uomo e cane uniti dal mattino verde,
dall'incitante solitudine vuota nella quale solo noi esistiamo,
questa unità fra cane con rugiada e il poeta del bosco,
perché non esiste uccello nascosto,
ne' il fiore segreto, ma solo trilli e profumi per i due compagni:
un mondo inumidito dalle distillazioni della notte,
una galleria verde e poi un gran prato,
una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici,
la vita che procede, respira,
cresce
e l'antica amicizia,
la gioia di esser cane e di esser uomo
tramutata in un solo animale
che cammina muovendo sei zampe
e una coda intrisa di rugiada.

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